CAMBIAMENTI INTRODOTTI
DALLA SECONDA MACCHINA DI WATT

da uno scritto di Karl Marx


Le prime macchine che fecero uso del a vapore  risalgono alla fine del 1600, durante il periodo della manifattura, quando cioè  le lavorazioni erano svolte a mano e con l'ausilio di macchine mosse dalla forza muscolare o dell'acqua e del vento, e  hanno continuato a esistere fino al principio del decennio 1780-1790, ma non hanno provocato nessuna rivoluzione industriale; erano sostanzialmente usate per estrarre acqua dalle miniere, erano quindi sostanzialmente delle pompe.
E' stato piuttosto il fenomeno inverso, la creazione delle macchine utensili, che ha reso necessario rivoluzionare la macchina a vapore.
Soltanto con la seconda macchina di Watt, quella detta a "doppio effetto" , era stato trovato un primo motore che generasse da sé la propria forza motrice alimentandosi di acqua e carbone, la cui potenzialità fosse completamente sotto controllo umano, che fosse insieme mobile e mezzo di locomozione, urbano e non rurale, come la ruota ad acqua, che permettesse quindi di concentrare la produzione nelle città, invece di disseminarla per le campagne come avviene con la ruota ad acqua; universale nella sua applicazione tecnologica e relativamente poco vincolata da circostanze locali nella scelta della sede e dalle condizioni atmosferiche.
Il gran genio del Watt si rivela nella specificazione della patente che prese nell'aprile del 1784, dove la sua macchina a vapore non viene descritta come un'invenzione a scopi particolari, ma come "agente della grande industria".
Egli accenna a molte applicazioni, parecchie delle quali, come per esempio il maglio a vapore, furono introdotte più di mezzo secolo dopo.
Quando gli strumenti, fino ad allora, mossi dall'organismo umano, si trasformarono in strumenti di un congegno meccanico, cioè diventarono macchine utensili, anche la macchina motrice ricevette una forma indipendente, completamente emancipata dai limiti della forza umana.
Ormai una sola macchina motrice può far muovere contemporaneamente molte macchine operatrici.
Col crescere del numero delle macchine operatrici, cresce la potenza della macchina a vapore che fa crescere anche il meccanismo di trasmissione.
Proprio come molti strumenti costituiscono gli organi di una sola macchina operatrice, ormai molte macchine operatrici costituiscono soltanto organi omogenei dello stesso meccanismo motore.
In una officina dove l'oggetto del lavoro percorre una serie continua di processi graduali differenti, eseguiti da una catena di macchine utensili diverse, si ripresenta la divisione del lavoro, già attuata nella manifattura precedente: ma ora si presenta come una combinazione di macchine operatrici parziali.
Nella manifattura sono gli operai che eseguono col loro strumento ogni processo parziale. L'officina mossa dalla forza del vapore diventa un solo grande automa dove l'operaio ha compiti di sorveglianza o poco più.
La filatrice è stata dotata di un apparecchio che blocca le operazioni non appena si spezza un solo filo e il telaio a vapore si blocca non appena alla spola viene a mancare il filo della trama.
L'aumento del numero di invenzioni e la crescente richiesta di nuove macchine fece nascere l'industria meccanica.
La singola macchina è rimasta minuscola fino a quando è stata mossa solo da uomini; il sistema delle macchine non si è potuto sviluppare liberamente prima che la macchina a vapore subentrasse alle forze motrici presenti in natura: animali, acqua e vento.
Anche la grande industria è rimasta paralizzata fino a quando il suo caratteristico mezzo di produzione (la macchina) è rimasta debitrice della propria esistenza a forze personali, ad abilità personali, all'acutezza dell'occhio o al virtuosismo dell'operaio manifatturiero.
Il lavoro aveva una natura semiartistica e l'addestramento degli operai richiedeva tempi lunghi.
Come la filatura meccanica rese necessaria la tessitura meccanica e l'una e l'altra insieme resero necessaria la rivoluzione chimico-meccanica della candeggiatura, della tintura e della stampatura dei tessuti, così la rivoluzione del modo di produzione dell'industria e dell'agricoltura resero necessaria la rivoluzione dei trasporti.
Questo sistema è stato a poco a poco adattato (con i battelli a vapore fluviali, con le ferrovie, con i telegrafi, con le navi a vapore transoceaniche) al modo di produzione della grande industria.
Le terribili masse di ferro che ora si dovevano fucinare, saldare, tagliare, forare, modellare, esigevano a loro volta macchine ciclopiche che la fabbricazione manifatturiera delle precedneti macchine non era in grado di creare.
La grande industria si trovò costretta a
produrre macchine mediante macchine.
Per produrre macchine mediante macchine era necessaria una macchina motrice capace di qualunque potenzialità di forza. Questa macchina esisteva già: era la macchina a vapore.
Si trattava di produrre meccanicamente le rigorose forme geometriche necessarie per le varie parti delle macchine: retta, piano, circolo, cilindro, cono e sfera.
Questo problema fu risolto da Henry Maudsley nel primo decennio del XIX secolo, con l'invenzione dello slide-rest che ben presto fu reso automatico e trasferito dal tornio ad altre macchine da costruzione.
Questo congegno meccanico non sostituisce un qualunque strumento, ma la stessa mano umana, la quale produce una forma particolare tenendo, adattando, dirigendo il filo di strumenti da taglio, ecc. contro o sopra il materiale da lavoro, come il ferro o altro.
Si riuscì a produrre le forme geometriche delle singole parti delle macchine con un grado di facilità, precisione e rapidità che nessuna esperienza accumulata avrebbe potuto dare alla mano del più abile operaio.
Lo strumento artigiano diventa ciclopico: l'operatore del trapano meccanico è un immenso succhiello mosso da una macchina a vapore, senza il quale non sarebbe possibile produrre i cilindri delle macchine a vapore e quelli delle presse idrauliche.
Il tornio meccanico è la rinascita ciclopica del comune tornio a pedale; la piallatrice meccanica è un falegname di ferro che lavora sul ferro con gli stessi strumenti del falegname che lavora sul legno; lo strumento che nei cantieri navali di Londra taglia le lastre che ricoprono l'ossatura delle navi è un rasoio gigantesco; lo strumento della trancia che taglia il ferro come le forbici del sarto tagliano il panno, è una cesoia mostruosa; il maglio a vapore opera come una comune testa di martello, ma di tal peso che lo stesso Thor non potrebbe brandirlo. Uno di questi magli a vapore, inventati da Nasmyth, pesa sei tonnellate e precipita con una caduta di sette piedi su un'incudine di trentasei tonnellate: polverizza un blocco di granito come per gioco ed è capace di piantare un chiodo in un pezzo di legno dolce con una successione di colpi lievissimi.

(Karl Marx)