CORSO SUL CINEMA

introduzione al linguaggio filmico

tratto da: “Viaggio attraverso l’impossibile” (Georges Méliès, 1903)
2010 - A cura di Luciano Piazza, con la collaborazione di Silvia Lombardi
Approfondimenti su Wikipedia: il regista, il film
<--- | --->
menù

IL CINEMA DELLE ORIGINI
l'illusione di profondità
i punti di vista soggettivo e oggettivo
il cambio del punto di vista sul movimento e l'idea del raccordo

È uno dei film più famosi di Méliès e narra di un treno di scienziati in viaggio verso il Sole. In questo spezzone si vede l’avvicinamento del treno al Sole. Per la prima volta viene riprodotta una realtà che non è quella reale. Già nel Melomane c’erano degli elementi finti, come il fondale, le teste-note sul pentagramma, ecc. ma ora tutto viene realizzato usando il disegno che verrà poi animato: ad ogni fotogramma corrisponde un disegno. Quello che Méliès voleva rappresentare era l’illusione dell’avvicinamento del treno al Sole, l’illusione della profondità della scena; ciò poteva essere realizzato variando la distanza del punto di vista, inquadrando il sole a distanza variabile, oppure utilizzando un disegno più o meno grande del Sole. Si fa notare che il colore è ottenuto mediante colorazione manuale e diretta di ogni fotogramma (modalità “film tinting”).

f_01_14

Qui il Sole viene mostrato molto più da vicino con un contorno di nuvole diverso da quello precedente. Oltre all’illusione di profondità che si voleva generare, lo spettatore si illude  di avvicinarsi, di vivere come fosse l’interprete, cioè di essere il soggetto dell’azione, condividendo il punto di vista di coloro che stanno sul treno. Per la prima volta non siamo di fronte ad uno sguardo oggettivo sulla realtà, ma a uno sguardo soggettivo  che coincide con quello di uno o più dei personaggi della scena, in questo caso con quello dei viaggiatori sul treno.

f_01_15

Nel momento in cui il treno entra nella bocca del Sole, viene di nuovo cambiato il punto di vista e si ha un ritorno ad una dimensione  oggettiva che era stata per po’ abbandonata: lo spettatore guarda i personaggi muoversi sulla scena.
Méliès introduce una nuovo elemento del linguaggio filmico: abbiamo già visto che è stato  introdotto il cambiamento del punto di vista attraverso inquadrature diverse, con passaggi da una dimensione soggettiva ad una oggettiva e viceversa, in cui è possibile seguire il movimento dei corpi e delle figure anche al di fuori di quelle “colonne d’ercole” rappresentate dei bordi dell’inquadratura.

f_01_16

 

f_01_17
F_01_18

La parte finale del filmato di Méliès è emblematica: i viaggiatori sono riusciti a porre rimedio ai guai in cui si erano trovati e hanno a disposizione un pesce volante, una sorta di Nautilus ispirato a Giulio Verne, e con questo possono far ritorno sulla Terra. In un’inquadratura si vede il passaggio del Nautilus dotato di un movimento progressivo e continuo; osservando l’inquadratura successiva notiamo che Méliès ha realizzato un raccordo tra le inquadrature. Il Nautilus è presente anche nella seconda inquadratura, anche se lo vediamo più lontano, ne riconosciamo la sagoma; la continuità dell’azione nelle due inquadrature, pur cambiando il punto di vista, è data dal movimento del Nautilus stesso che si sta allontanando anticipando la chiusura della storia. Ma la cosa che assolutamente bisogna notare è che il Nautilus, che era uscito dalla destra del quadro, nell’inquadratura successiva rientra da sinistra dando forza e continuità al movimento, cioè creando un raccordo cinematografico fra le due inquadrature.

<--- | --->