IL VILLAGGIO DI VIA ORDIERE
L'ETA' DEL BRONZO
LA TERRAMARE

AULA DIDATTICA ARCHEOLOGICA DI SOLAROLO

I VILLAGGI FRA I FIUMI SILLARO E SENIO

VILLAGGIO DI VIA ORDIERE

CHE COSA C'ERA NEI TEMPI PIU' ANTICHI?
Nella pianura che si estende attorno all'attuale centro di Solarolo non sono mai stati trovati resti archeologici che risalgano al Paleolitico e Mesolitico [800.000-4.500 a.C.], al Neolitico [4.500-3.000 a.C.] e all'età del rame [3.000-2.300 a.C.]: questo non significa necessariamente che il territorio di Solarolo fosse disabitato. Forse i reperti archeologici di quei periodi si trovano sepolti sotto molti metri di terreno alluvionale e solo scavi molto profondi e una buona dose di fortuna potranno in futuro permetterci di chiarire quel lontano passato.
 

L'ETA' DEL BRONZO E IL VILLAGGIO DI VIA ORDIERE

Vita quotidiana nel villaggio di via Ordiere

I resti archeologici più antichi rinvenuti fino ad oggi nel territorio di Solarolo risalgono all'Età del Bronzo, un periodo di tempo che si estende dal 2300 al 950 a.C. Per l'abitato di Solarolo sarebbe, per ora, migliore la definizione di "villaggio", poichè poco conosciamo della sua struttura, anche se diversi indizi permettono di ipotizzare una tipica "terramara". Fin dal 1985, tra le zolle dei campi che si trovano in angolo tra le vie Ordiere e Lunga, al confine con Bagnara, si vanno recuperando frammenti di ceramica e altri oggetti in osso, in corno e in bronzo. L'insediamento ha restituito materiali tipici del Bronzo Medio e Recente, databili indicativamente fra 1600 e 1200 a.C., quindi per il ragguardevole periodo di 400 anni.
Il villaggio sembra occupare l'area di qualche ettaro, ma non sappiamo se abbia avuto fasi di ampliamento o di arretramento. Attualmente si sta studiando la situazione idrogeomorfologica dell'area, in particolare per individuare corsi d'acqua (naturali e non) che certamente erano presenti. Non ancora sono stati effettuati studi sui pollini presenti nel terreno, che ci permetterebbero di avere informazioni sulla vegetazione presente in quel periodo e quindi anche sulla situazione climatica, nonché sulle piante coltivate per trarne alimento. Possiamo pensare che le capanne del villaggio di via Ordiere fossero molto simili a quelle che sorgevano nel villaggio di Monte Castellaccio di Imola, dove più di cento anni fa Giuseppe Scarabelli eseguì uno scavo completo dell'area recuperando molti dati per la ricostruzione della vita di quelle popolazioni. Le capanne di forma ovale erano sostenute da pali, il tetto di forma conica era rivestito come le pareti di materiale vegetale; sul pavimento in argilla battuta c'era un focolare centrale con accanto, quasi sempre, un pozzetto che serviva per immagazzinare granaglie. Il fumo dei focolari esalava da aperture praticate direttamente sul tetto. Data l'estensione piuttosto limitata dalle capanne e calcolando le dimensioni dello spazio utile per dormire, si è pensato che vi potessero abitare al massimo dieci persone. Le ossa ci permettono per ora di rilevare la presenza di diversi animali fra i quali evidenziamo il cervo e il cinghiale, da tempo scomparsi nella pianura; la presenza di detti animali è ovviamente testimoniata dal ritrovamento di zanne e di palchi (corna).

HOME

Il villaggio di via Ordiere

Cultura ed economia

Metodi di indagine


I. C. S. "C. Bassi" Castel Bolognese (RA) - Scuola secondaria di 1° Grado "G. Ungaretti" Solarolo (RA) - © 2006