I PROLETARI


Detti così perché ricchi solo di figli (prole), i lavoratori industriali erano asserviti alla macchina, per cui la loro abilità era svuotata di valore e ciò accentuava gli squilibri che i critici del capitalismo industriale denunciavano:
  • gli orari di lavoro (da 12 a 16 ore giornaliere);
  • i salari capaci di garantire a malapena la sopravvivenza fisica;
  • la totale subordinazione di una classe intera sancita persino dalla legge (Combinaction Acts 1799-1800) che ne proibiva l'aggregazione a fini di rivendicazione economica e di partecipazione politica.

I lavoratori inglesi cominciarono a pensare che la macchina fosse la causa delle loro sofferenze. Così sorse il movimento dei distruttori di macchine (luddisti, dal loro capo Ned Ludd). In realtà anche se il movimento partiva da premesse semplicistiche ed errate, fu comunque la prima manifestazione della combattività proletaria inglese che lasciava intravedere l'insoddisfazione che diede forma, molto più avanti, alle rivendicazioni del moderno movimento operaio ( legislazione sociale, garanzie salariali, tutela del lavoro minorile ecc.)